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dic 12, 2003 |
Sbirciamo Eretz Israel,  |
redazione

Bisogna raccontare di Hebron e di Safed.

Hebron nella Giudea, come dire tra le pietre. Intorno 18.000 arabi, al centro 1000 ebrei. Non tutti anziani ma tutti vecchi, ebrei d'altri tempi con cernecchi e caffettani.

Siamo a Hebron, niente di pi orientale da offrire al turista. Vi dicono che qui tutto arabo. Dov'e' il ghetto? Voi guardate e non lo vedete. Per vi hanno detto che era qui, in questo bazar coperto. Niente ghetto, nessun ebreo.
Tornate all'ufficio informazioni e vi danno una guida. la guida vi porta nel bazar coperto e vi fa fermare tra il banchetto di un venditore di babbucce e un venditore di agnello scorticato.
L, nel muro un buco: la porta del ghetto.
La oltrepassate piegati in due, vi raddrizzate e in quel momento vedete qualcosa. Non basta vedere, bisogna anche credere. E' incredibile quello che si offre alla vista. Questo ghetto una montagna di case, una vera montagna, senza un solo centimetro di terra, tutto coperto di case.
L vivono 1000 ebrei. Non mille fusti di Tel Aviv sventolanti la bandiera bianca e azzurra. Mille ebrei che non erano venuti in Palestina in battello, ma in culla, mille eterni ebrei, qui da sempre, dal giorno di Abraham. Una famiglia, una sola era arrivata di recente dalla Lituania per vivere in santit, e non da conquistatrice, sulla terra degli avi. Povera Famiglia! Amici degli arabi. Si conoscono tutti, anche per nome, si salutano da sempre. Hebron famosa non per i suoi sentimenti nazionalistici ma per la sua Scuola Talmudica.
Adesso gli arabi non attaccherebbero Tel Aviv con i suoi fusti grandi e grossi e orgogliosi, ma Hebron e Safed abitati da pii ebrei loro amici.
Raghen bey El Nashashibi si giustifica: "non si ammazza chi si vuole ma chi si trova. Passeranno tutti a fil di spada, giovani e vecchi".
Il 23 agosto, il giorno del Gran Mufti, due talmudisti vengono sgozzati. Non facevano discorsi politici, cercavano il Sinai con gli occhi nella speranza di trovarvi l'ombra di Dio.
Il giorno dopo una cinquantina di ebrei si erano rifugiati fuori dal ghetto nella Banca anglo-palestinese. Erano tutti in una stanza. Gli arabi, i soldati del gran Mufti non ci misero molto a scovarli.
Era sabato 24 agosto. Ore nove del mattino.
Tagliarono piedi, tagliarono dita e teste, tennero teste sopra un fornello e strapparono gli occhi. Un rabbino immobile raccomandava i suoi ebrei a Dio: lo scotennarono. Gli portarono via il cervello.
Sei studenti a turno furono fatti sedere sulle ginocchia della signora Sokolov e, lei viva, furono sgozzati. Gli uomini furono tutti evirati. Le ragazze, le bambine, le madri e le nonne vennero fatte ballare nel sangue e violentate tutte.
La signora X/// all'ospedale di Gerusalemme. Suo marito stato ammazzato davanti a lei, il figlio le stato sgozzato tra le braccia. *Resterai viva tu* le avevano detto questi assassini del XX secolo.
Lei guarda fuori della finestra collo sguardo fisso, senza una lacrima.
Anche il rabbino Slonin in ospedale e dice "Hanno ucciso mia moglie, i miei due figli, i miei suoceri" Sta per piangere e aggiunge: "Nel 1492 gli ebrei cacciati dalla Spagna avevano portato un rotolo della Legge a Hebron, un santo rotolo, una divina Tor. Gli arabi hanno bruciato la Tor." 23 morti nella camera della Banca. La religione di maometto difende il suo diritto con la spada!.......
Safed nell'alta Galilea. Tre cucuzzoli di montagna coperti di case. Gli ebrei di Safed , come quelli di Hebron, sono ebrei del tempo che fu e coltivano...lo Zohar. Vecchi Chassidim, cantano e danzano in onore del Signore. Quelli che hanno la bottega nel ghetto l'hanno chiusa da sei giorni. Siamo al 29 agosto. Non vogliono far arrabbiare gli arabi che dal 23 se ne vanno in processione , pugnale e randello alla mano, e sulle labbra il giuramento di uccidere gli ebrei. Da sei giorni? E allora? Gli inglesi interrogati rispondono da Gerusalemme che tutto va bene . Il 29 agosto....
Ma ecco la storia raccontata dal figlio del viceconsole ebreo di Persia: Il 29 agosto eravamo tutti in casa. Sentiamo bussare . Mio padre va alla fin estra. Vede una cinquantina di arabi, "Cosa volete amici miei?" domanda loro.
"Scendi, vogliamo ammazzare te e la tua famiglia".
Mio padre li conosce quasi tutti.
"Ma come, siete i miei vicini di casa, vedo tra voi molti dei miei amici. Ci stringiamo la mano da 20 anni. I miei figli hanno giocato con i vostri...." "Oggi dobbiamo ammazzarti".
Mio padre chiude la finestra e , confidando nella solidit del portone, si rifugia con la mamma, le mie due sorelle, il mio fratellino e me in una stanza del primo piano.
Subito sentiamo dei colpi d'ascia al portone . Poi un cigolio, il portone ha ceduto. Mio padre dice" non muovetevi , parler ancora con loro" Scende. In fondo alle scale alla testa dell'invasione, c'e' un arabo suo amico. Mio padre gli apre le braccia e va verso di lui per abbracciarlo dicendogli" Tu almeno non ci farai del male" L'arabo estrae il pugnale dalla cintura e con un sol colpo fende la pelle del cranio di mio padre. Io scendevo dietro di lui e non potei trattenermi.
Spaccai una sedia sulla testa del nostro amico. Mio padre si accasci, l'arabo si chin e gli inferse undici pugnalate . Poi lo credete morto e and a raggiungere gli altri per saccheggiare la casa.
Dopo aver fatto man bassa diedero fuoco alla casa. Feci uscire la mamma e i miei fratelli dall'armadio dov'erano chiusi . Stavamo per portare pap fuori dall'incendio quando gli arabi tornarono per ammazzare chi era rimasto vivo.
Allora gridai a mia sorella in arabo "dammi la pistola" era un trucco, noi non avevamo armi. ma hanno avuto paura e se ne sono andati.
Spunta un giovanotto.
E' Habib David Apriat. Suo padre era professore di ebraico, francese e arabo. Quel giorno tre suoi allievi sono entrati in casa , hanno ucciso suo pap, sua mamma. e hanno violentato e tagliato le dita a sua sorella che alla fine ha fatto finta di essere morta sopra sua madre.
Ed ora un vecchio che piange nella barba bianca. Si chiama Salomon Yua Goldschweig, ha sessantadue anni, nato a Safed , non aveva mai fatto male a nessuno, sono venuti, hanno ammazzato sua moglie . Piange e mi domanda "perch?" E il grande Rabbino Ismaele Cohen? Ottantaquattro anni, una testa fiera, grande studioso del Talmud. Hanno sgozzato anche lui.
(Albert Londres, 1930)