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dic 29, 2003 |
Correnti religiose ebraiche,  |
redazione

Spinoso problema sefardita

Ci si chiede spesso tra gli studiosi chi siano gli antenati della Riforma ebraica: gli aderenti ashkenaziti all'_Haskole/Haskalah/Illuminismo ebraico_ oppure i Sefarditi ex-marrani approdati ad Amsterdam, che ispirarono anche gli Illuministi gentili.

I Sefarditi in questione, anzich chiudersi in uno splendido isolamento come gli Ashkenaziti dell'Europa Orientale, erano abituati a vivere in un crocevia culturale qual sempre stato il Mediterraneo, e la stessa cultura europea gentile deve molto a loro come intermediari verso il mondo arabo, a sua volta involontario esecutore testamentario della cultura greca, nonch tramite col mondo cinese ed indiano.
Anche nella diaspora i Sefarditi cercavano di mantenersi dentro la cultura europea e si sentivano legati a quella iberica in particolare, nel bene e purtroppo anche nel male.
L'Encyclopaedia Judaica, alla voce "Sephardim", afferma che i Sefarditi furono i primi a costruire un'identit ebraica che fosse indipendente dall'osservanza religiosa; in un certo senso questa era una necessit, in quanto molti di loro erano (od erano stati) marrani, non osservavano certo i precetti religiosi, e solo la genealogia li univa al popolo ebraico, inteso non pi e non soltanto come una _qehillah qedoshah - santa comunit_, ma come una nazione nel senso moderno del termine.
Ma quello che mi piaciuto di meno di questo che la genealogia non rimasta il modo pi semplice di appartenere al popolo ebraico, ma per i Sefarditi diventata il modo ottimale; mi limito a citare quel che l'EJ dice dello Zohar, che sosterrebbe che l'anima dei convertiti diversa (e qualitativamente inferiore) a quella degli Ebrei per nascita. Traducendo l'affermazione nel linguaggio del diritto pubblico, significa dire che il naturalizzato non pu ambire agli stessi diritti di chi nato cittadino.
Nell'Ebraismo ortodosso esistono alcune limitazioni per i convertiti, che durano alcune generazioni; l'autore della voce ritiene per che qui abbia giocato, pi che la tradizione (Maimonide non vedeva differenza tra l'anima del convertito e quella dell'Ebreo per nascita), il concetto spagnolo di _hidalgia - nobilt_. In senso stretto, anche in Italia "nobile" si poteva esserlo solo per nascita; colui che riceveva un titolo nobiliare si diceva "annobilito", e soltanto i suoi discendenti avrebbero avuto tutti i privilegi del titolo.
Lo spinoso problema che ad inculturare il concetto di "elezione" nei termini dell'"hidalgia" si sfiora (si sfiora e basta) il razzismo. L'Ebraismo contemporaneo se ne rende conto e cerca di riformulare il concetto in termini che non siano denigratori per chi ebreo non , e nell'Ebraismo riformato le limitazioni a danno dei convertiti non ci sono pi.
Il futuro Istituto Tarshish potr ispirarsi in notevole parte alla tradizione sefardita, ma non potr imitarla in toto :-)