Cos' l'Ebraismo?
vero che ogni religione ha i suoi riti e le sue pratiche, che non esiste un credo che non si rivesta di determinate forme esteriori, che non esiste alcuna fede che non si esprima con la preghiera e con dei riti, senza i quali scadrebbe a un semplice atteggiamento di vaga religiosit. Nell'ebraismo, per, i riti e le pratiche quotidiane occupano un posto del tutto particolare.
Per la sua stessa natura la dottrina ebraica essenzialmente pragmatica: Israele si autodefinisce il popolo servitore di Dio. Il suo dovere principale, se non esclusivo,
dunque quello di compiere la volont divina. Questa volont si esprime per mezzo della Tor, e per mezzo delle
mitzvoth (i precetti) che essa prescrive.
L'ebraismo si fonda su un certo numero di verit metafisiche e pertanto la sua principale preoccupazione quella di
portare i fedeli a conformare le loro azioni ai precetti
divini. La Tor scritta e orale dice a pi riprese che l'amore
e il timore di Dio si manifestano nella forma migliore
mediante l'obbedienza ai comandamenti divini: E ora Israele, cos' che ti chiede il Signore se non di temere l'Eterno
tuo Dio, di camminare nelle Sue strade, di servirLo con
tutto il tuo cuore e la tua anima osservando i precetti e le
Leggi di Dio... (Deut. 12,12-18) o ancora: Se ascolterai la
voce del Signore Dio tuo osservando ed eseguendo i Suoi
precetti... verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste
benedizioni, se avrai dato ascolto al Signore Dio tuo (Deut.
28,1-2). Questo concetto ripetuto come un leitmotiv in
tutto il Deuteronomio, e i Maestri a loro volta dicono: la
cosa pi importante non la speculazione, ma l'azione
(Avoth 1,17). Ritroviamo lo stesso concetto anche nel Rituale: Padre nostro, Padre misericordioso, ispiraci affinch
possiamo capire, ascoltare, studiare, insegnare, osservare e
mettere in atto la Tor intera con amore.
Osservare la Tor e mettere in pratica le mitzvoth costituisce pertanto un dovere cos intimamente connaturato
all'anima di Israele da diventare tutta la sua vita. L'ebraismo una dottrina dell'azione e questa azione diretta a
questo mondo, anticamera del mondo futuro.
All'uomo stato dato il compito di completare e di
perfezionare il mondo, lasciato volontariamente incompiuto, per mezzo dell'osservanza dei precetti che riguardano le
leggi di giustizia, di amore, di santit. In questo modo
l'uomo diviene il collaboratore di Dio per costruire la citt
terrestre secondo un modello ideale che Dio ha stabilito per
lui.
I Maestri, commentando il versetto del Deuteronomio
(7,11): Tu osserverai la Legge, i decreti, gli statuti che Io
oggi ti ordino di mettere in atto, affermano: Oggi si riferisce all'agire, ma non all'ottenimento della ricompensa.
stato scritto anche che la Tor fu data agli uomini e non agli
angeli perch la Tor non potrebbe essere di nessuna utilit
per quei puri spiriti.
Vediamo bene pertanto che non possibile limitare l'ebraismo all'ambito puramente religioso e morale, ma che
va infinitamente al di l di quei limiti che generalmente
delimitano una religione per abbracciare tutti i momenti e i
settori dell'attivit umana. Esso regola non solo i doveri
dell'uomo nei confronti di Dio e i rapporti interpersonali,
ma anche il comportamento verso gli animali e la natura.
Sono regolati dalla legislazione della Tor sia la celebrazione dello Shabbath e delle feste quanto il diritto familiare
(matrimonio e divorzio), il diritto civile e penale, le transazioni commerciali, i giuramenti; in breve possiamo affermare che non esiste aspetto della vita che non sia soggetto
alle leggi della Tor.
lecito affermare che per l'ebraismo non esistono atti
non religiosi perch in ogni momento della sua vita l'ebreo
osservante si deve domandare: Come devo comportarmi
per conformare la mia azione alla volont divina?.
Portando avanti il perfezionamento del mondo e santificandolo, l'uomo perfeziona e santifica se stesso realizzando
cos il fine per il quale stato creato. Questo compito non
va al di l delle sue forze; egli libero e responsabile e tutto
dipende da lui, il suo destino nelle sue mani. Dalle sue
azioni sgorga la fonte dei suoi meriti, esse sono la condizio-.
ne stessa della sua salvezza. Tutto questo espresso chiara-'
mente nel famoso detto talmudico: II Santo, benedetto
Egli sia, ha voluto procurare meriti a Israele ed ha pertanto
moltiplicato per lui la Tor e le mitzvoth.
Del resto, quando parliamo di mitzvoth poco importa
che si tratti di opere buone o di atti puramente religiosi
senza un apparente significato morale. Tutte queste Leggi
sono espressione della volont divina e anche se il loro
senso resta in parte incomprensibile, devono comunque
essere rispettate. In questa prospettiva, santificare lo Shabbath un dovere altrettanto importante di quello dell'assistenza ai poveri; l'osservanza delle regole alimentari stabilite dalla Tor ha un valore religioso pari ad un comportamento improntato alla giustizia.
La mitzv, incarnando la volont divina, acquisisce attraverso il suo valore assoluto una risonanza cosmica; essa
santifica colui che la compie e accresce nello stesso tempo la
santit del mondo.
Partendo da queste osservazioni possibile iniziare a
comprendere il ruolo preponderante che il il rito occupa
all'interno dell'ebraismo, la funzione che vi adempie. Si
comprende anche che l'opposizione tra la fede e le opere,
sottolineata se non addirittura concepita dalla teologia cristiana, totalmente estranea allo spirito autentico dell'ebraismo. Questa opposizione in realt puramente artificiale. Fede e opere sono unite dallo stesso legame che unisce
l'anima e il corpo. Inseparabili, indissolubilmente unite,
esse si completano con una necessit assoluta; meglio ancora, le opere sono questa stessa fede che si fa azione.
evidente che l'ebraismo contemporaneo non l'opera
di un giorno, ma il frutto di lunghi secoli. Ai riti che
risalgono ai tempi pi antichi si sono aggiunte istituzioni di
carattere rabbinico e usanze consacrate dalla pratica di
generazioni, i minhaghim, legittimate dall'autorit dei Maestri e divenute a loro volta Leggi, mentre altre nel corso dei
secoli sono cadute in desuetudine. Queste usanze, nate dalla
vita quotidiana, presentano varianti molto diverse da paese
a paese e anche da comunit a comunit e molto spesso
riguardano proprio le azioni pi quotidiane. Pur nella loro
diversit esse mantengono ugualmente un carattere omogeneo: nate dalla stessa sorgente di ispirazione, tutte quante
costituiscono, pur nella loro variet, una testimonianza
visibile di devozione e di amore per Dio. Esse hanno lo
scopo di trasfigurare la banalit quotidiana attraverso la
loro forza di evocazione, di edificazione e il loro potere
emotivo.
I precetti dell'Eterno sono leggi, essi rallegrano il cuore;
la mitzv dell'Eterno luminosa, essa rischiara gli occhi
(Salmo 19,9): queste parole del salmista nella loro semplicit sono sempre servite per esprimere la gioia, il rapimento, la felicit che procura al credente l'adempimento delle
mitzvoth realizzato nella sua completezza.
I teologi cristiani ritengono che gli ebrei siano schiacciati
dal peso mostruoso, dal fardello insopportabile del giogo
della Legge; l'esistenza dell'ebreo praticante che si sottomette ai precetti e alle molteplici usanze tradizionali appare
loro come una dimensione asfittica e costrittiva. Dal loro
punto di vista esterno essi non possono comprendere che
questo giogo dolce da portare, essi non possono cogliere
la gioia mistica dell'ebreo praticante che si sottomette a
questa disciplina, essi non possono percepire cos' la
Simch shel Mitzv, la gioia della mitzv, che s soddisfazione per aver compiuto il proprio dovere, ma anche
"atmosfera particolare fatta di serenit, di dolcezza, di
ra gioia intima, di religiosa nobilt; come scrive M.
Vexler, la gioia del credente che vive pienamente la propria fede, cosciente dell'armonia totale realizzata tra le
mille forze divergenti del suo essere. Armonia interiore,
risultato della perfetta concordanza delle voci dell'uomo
con quella di Dio; gioia, gioia piena, grande e definitiva,
che come l'espandersi di questa armonia in calore e luce
(Foi et Rveil, 1913).