BACK
gen 5, 2004 |
Correnti religiose ebraiche,  |
redazione

La concezione cabalistica della Torah

dal Tanya Liccute' Amarim

Per quanto riguarda l'affermazione dei nostri Rabbini che "lo studio della Tor equivale a tutti gli altri precetti messi assieme", ci per il fatto che lo studio della Tor avviene con la parola ed il pensiero, che sono le vesti pi interne dell'anima vitale; [e perci] anche la essenza e la sostanza delle facolt di HaBaD (hokhm, bina, da'at) della qelipt noga, che fanno parte dell'anima vitale, vengono effetti- vamente integrate nella santit, quando uno si occupa della Tor con concentrazione ed intel- ligenza.
D'altronde l'essenza e la sostanza degli attri- buti (middt) - cio hessed, ghevur, tiferet ecc. - non possono essere dominate dall'uomo "medio" fino al punto di essere convenite in santit, e ci per il fatto che il male pi forte nelle passioni (middt) che nel pensiero (HaBaD), causa il maggior nutrimento che esse [le middt] derivano dalla santit, come noto a chi ha familiarit con le discipline esoteriche.
Per di pi - e questo l'aspetto pi impor- tante della preminenza dello studio della Tor su tutti gli altri precetti, dedotta dalla citazione dei Tiqqunm, che "i 248 pre- cetti sono i 248 'organi' del Re" - proprio come, per fare un paragone, nel caso di un essere umano non c' confronto o somiglianza fra la forza vitale che c' nei 248 organi e quella che c' nel cervello, cio nell'intelletto, che suddiviso nelle tre facolt di HaBaD; cos, in modo del tutto analogo, bisogna distinguere per miriadi di differenze senza fine, l'illuminazione della luce del benedetto En Sof, che si veste dei precetti riguardanti azioni, dall'illuminazione della luce del benedetto En Sof, avente gli aspetti di HaBaD, [la quale si diparte] dalla saggezza della Tor, e che ogni uomo [afferra] secondo la sua intelligenza e la sua capacit mentale. E bench la si afferri solo nei suoi aspetti materiali, tuttavia la Tor confrontata coll'acqua, che discende dai luoghi pi alti Ci non pertanto, i Rabbini di benedetta memoria hanno affermato: "Non l'interpreta- zione la cosa essenziale, ma l'azione"." Sta anche scritto: "...di eseguire oggi". E si deve interrompere lo studio della Tor per adempiere ad un precetto positivo che non possa essere compiuto da altri. Infatti, "questo il tutto dell'uomo" e questo lo scopo della sua crea- zione e della sua discesa in questo mondo: che Egli abbia una dimora proprio quaggi, dove le tenebre possono essere tramutate in luce, sicch la gloria del Signore riempia tutto questo mondo materiale. "Materiale" per l'appunto: "che tutti gli esseri viventi [in ebraico: ogni carne] insieme vedranno" D'altro canto, se si tratta di un [precetto] che pu essere adempiuto da altri, l'individuo non deve interrompere lo studio della Tor, bench la Tor non sia, dopo tutto, null'altro che la spiegazione dei precetti positivi. La ra- gione che [la Tor] rappresenta, per cos dire, il HaBaD del benedetto En Sof, sicch, quando un uomo impegnato nel suo studio, la luce del benedetto En Sof, che egli attira su di s, di un grado e di un'intensit infinitamente superiori dell'illuminazione e dell'influenza che si ottiene coll'adempiere ai precetti, i quali sono "gli organi del Re". Questo ci che Rav She- shet [intendeva] quando disse: "Gioisci, anima mia! Per te ho studiato la Scrittura, per te ho studiato la Mishn" come spiegato altrove diffusamente.
Questa influenza ed illuminazione, che l'uo- mo, occupandosi della Tor, attrae dalla luce del benedetto En Sof e fa splendere sulla pro- pria anima e sulle anime di tutto Israele, ci la Shekhin, la Kenesset Israel, la sorgente di tutte le anime di Israele, come sar spie- gato in seguito, viene chiamata "qeri" ("chia- mata"): da ci "' qor ba-Tor" ["chiamare a mezzo della Tor"]. Ci significa che un uomo, il quale si occupa della Tor, chiama il Santo, benedetto Egli sia, che venga da lui: per cos dire, come un uomo chiama il suo compagno perch venga da lui, o come un bambino chiama il padre che venga e stia con lui, per non essere separato da lui e rimanere solo, D-o ci scampi.
Questo il significato del testo: "Il Signore vicino a tutti coloro che Lo chiamano; a tutti coloro che Lo chiameranno in verit"; e "non c' altra 'verit' della Tor". Ci significa dun- que che si deve chiamare il Santo, benedetto Egli sia, proprio a mezzo della Tor. Si esclude con questo il chiamarLo non gi occupandosi della Tor, bens gridando soltanto "Padre! Padre!", come il profeta si lamentato: "E non v' pi alcuno che invochi il Tuo nome", ecc.; e questo viene spiegato altrove. La persona intelligente, riflettendo su ci, sar pervasa da un sentimento di profonda riverenza quando si occupa della Tor.