Riflessioni sul curioso racconto
Il "curioso racconto" non mi lascia dormire. Il suo autore un ottimo narratore in quanto riuscito a scrivere un racconto col periodare di un fanciullo, che passa quasi insensibilmente dal sottile umorismo dell'inizio al dramma finale a tinte fosche. E se ne rende conto anche chi sta imparando l'Ebraico da autodidatta!
Ma a ben guardare, col bimbo che teneramente posa il diletto Pesachzon
sulla nuda terra non si pu simpatizzare - e neppure i genitori di lui
sono esenti da biasimo. E la cosa pi evidente a chi legge
l'originale, in quanto il messaggio comunicato da giochi linguistici
che in traduzione si perdono.
Cominciamo dal titolo, "Rompere (o meglio ancora, a ben vedere:
infrangere) il maialino". In Ebraico _LishBor et_ha-chazir_; ma se noi
cambiassimo una consonantina piccina picci noi avremmo _LishMor
et_ha-chazir = Custodire, proteggere il maialino_. Il gioco di parole
del titolo si ritrova nella scena madre del racconto, quando Yoav dice a
Pesachzon: "Al tedag. Ani eshMor 'aleykha = Non temere, io ti
custodir", anzich "Ani eshBor 'aleykha = Io ti frantumer".
Ma ci che occorre veramente tenere a mente leggendo il racconto la
locuzione "rispetto per il denaro", che quello che il padre vuole
insegnare al figlio, e che in Ebraico si dice _kavod la-kesef_. _Kesef_
corrisponde al francese _argent_, e non mi pare di avere altro da dire
in proposito; tutt'altra faccenda _kavod_.
La parola si pu tradurre in vari modi: se uno fa bene una cosa, gli si
dice _kol ha-kavod = congratulazioni_; quella che nelle traduzioni
italiane resa come "la gloria del Signore" in Ebraico _kevod
.y.h.w.h._; nella corrispondenza, anzich scrivere "Spettabile" si
scrive _Li-khbod_, e di una persona che si fatta onore si dice che ha
_kavod_.
Che dice Esodo 20:12? "_Kabbed et_avikha we-et_immekha = Onora tuo padre
e tua madre_ perch si allunghino i tuoi giorni sulla terra che il
Signore D%o tuo ti ha dato".
E che rammenta agli Ebrei il testo della preghiera del mattino?
_Ellu devarim she-en la-hem shi'ur: kibbud av wa-em; (...) = Questi sono
i precetti che non hanno limite massimo: l'onore al padre ed alla madre;
(...)_
Quindi, se per gli Ebrei possibile esagerare ad esempio nella
beneficienza (ridursi in miseria non buona cosa), non si pu esagerare
nell'onore dato ai genitori. E nell'onore al denaro?
La famiglia protagonista del racconto sembra pensare che sia questo il
precetto che non ha limite massimo: Yoav dice a Pesachzon che lo ama pi
di pap e mamm (e nessuno trova nulla da ridire), e per fermare il
padre pronto a frantumare Pesachzon (che per Yoav tutto) l'unico mezzo
efficace quello di dire "Voglio altri sicli" (ho sbagliato a tradurre
"voglio altro denaro").
E il padre gli risponde per caso: "Il maialino gi pieno, ed hai tutto
il denaro che serve per i tuoi sogni"? No: invece contento perch a
suo dire il figlio ha capito che il _kavod la-kesef_ dev'essere senza
misura!
Il sottile umorismo dell'inizio del racconto dovuto al fatto che uno
si stupisce che ad un bambino ebreo venga dato un salvadanaio a forma di
maialino, e che con quel gingillo gli venga permesso di sviluppare tanta
familiarit. Il maiale infatti non soltanto un animale di cui
vietato nutrirsi, e che non si dovrebbe nemmeno toccare, ma diventato
il simbolo di chi vuole sopprimere il modo di vivere ebraico (la 6^
Legione Romana, quella che distrusse il Tempio, aveva come insegna il
cinghiale), e della menzogna. Infatti il maiale ha lo zoccolo fesso, ed
a guardarlo potrebbe perci apparire kasher; ma l'esame interno mostra
che esso non rumina, e perci kasher non .
Ed infatti quello che sembra un'occasione di riso diventa nel corso del
racconto l'innesco di un dramma. Quel maialino perverte completamente i
rapporti familiari (e religiosi), e gi l'origine del suo nome era un
cattivo segno: Pesachzon era il nome di un signore che abitava vicino a
casa, ed il cui nome il padre non era riuscito a cancellare dalla
cassetta della posta. Come non era riuscito a cancellare il nome di
costui, il padre non sarebbe riuscito ad infrangere Pesachzon.
L'etimologia probabile di Pesachzon? _Pesach = Pasqua_; a _zon_ ho
trovato una possibile corrispondenza col verbo _zun = nutrire, ecc._, e,
pi labile, con la parola _tzon = ovino_. Ma perch mai un maialino
dovrebbe essere considerato un agnello pasquale?
Oltretutto, in una cerimonia pasquale secondo i dettami biblici,
l'agnello dovrebbe essere sgozzato, col suo sangue si dovrebbero
imbrattare gli stipiti e l'architrave della porta per scansare la strage
dei primogeniti, e gli Ebrei quella notte dovrebbero stare chiusi in
casa. Invece Yoav impedisce che il "nutrimento pasquale" venga
sacrificato, e quella notte esce di casa.
Altre cose interessanti da notare sono queste: il lettore ebreo si mette
in allarme gi leggendo il periodo "Ieri venne pap, prese Pesachzon
dalla tavola e cominci a giocare con lui". "Giocare" in Ebraico si dice
_sachaq_, che affine al verbo _tzachaq = scherzare, motteggiare_, che
il verbo usato in Genesi 21:9 per indicare il modo in cui Ismaele
maltrattava Isacco.
Altra cosa interessante il ricorrere del verbo _yada' = sapere_, e
l'ho notato anche per ispirazione di Silvana Calvo. Quando D%o chiede a
Caino che ne stato di Abele, egli risponde [Genesi 4:9]: _Lo yadati.
Hashomer achi anokhi? = Non lo so. Custodisco fors'io il fratel mio?_
Yoav invece si vanta ripetutamente di "sapere" tutto e di "custodire"
Pesachzon. Ma poi lo porta in un campo, come prima di lui aveva fatto
Caino con Abele ... [Genesi 4:8].
Il martello con cui bisognava infangere Pesachzon mi ricorda un famoso
passo di Geremia [23:29]: "Non forse la mia parola come fuoco, Oracolo
del Signore, come martello che spezza la pietra?" Ma la porcellana a
quanto pare no.
Altre cose importanti non mi vengono in mente. Ciao a tutti.