BACK
feb 9, 2004 |
Opere di Maimonide,  |
redazione

Guida degli smarriti I,50

"Il credere consiste nell'ammettere come vero cio' che e stato concepito e a credere che cio' che e' fuori dello spirito e' come cio' che e' concepito nello spirito.

Se si unisce a cio' la convinzione che il contrario di cio' che si crede e' impossibile assolutamente e che non esiste nello spirito alcun modo di rifiutare questa credenza, ne' di penare che il contrario possa essere possibile , cio' e' la certezza."

Cio' che Rambam dice si applica a qualsiasi scienza che voglia rappresentare le leggi del reale. Che la realta' sia concepibile dal pensiero come un insieme armonico ed ordinato, cioe' un sistema logico.Che l'infinita varieta' dei fenomeni sia un'apparenza, perche' sottenda un noumeno unico e privo di attributi.

Anzi di concepire l'attributo come tutt'altro che l'essenza del soggetto (Guida I, 51) ma come un accidente. Gli attributi divini che la Torah afferma non sono dunque che modi della rivelazione , ed insieme modi della realta'.

La filosofia di D-o privo di attributi e' in effetti la fondazione del concetto di "Ein Sof". Dove c'e' attributo c'e' limite all'essere e sua contraddittorieta' . Ma Colui che abita il roveto si e' manifestato come "ESSERE IN QUANTO ESSERE" (EYEH ASHER EYEH) , dunque privo di limiti ed attributi.

LE CINQUE CLASSI DI ATTRIBUTI

Rambam classifica gli atttributi in cinque classi:

  1. Le definizioni
  2. Le parti di una sua definizione (ovvero la classe a cui il soggetto appartiene)
  3. La qualita' al di la' dell'essenza
  4. Il rapporto che ha l'essenza del soggetto con altre cose
  5. La cosa nella sua azione

Maimonide rifiuta che ciascuna di queste possibilta' definisca D-o, ovvero ne limiti l'Unita' e l'Onnipotenza. E' proprio in questo sua non-pensabilita' da parte dell'Uomo, assoluta estraneita' dalla creatura che consiste la forza dirompente di cio' che la Guida afferma. La trascendenza divina non appartiene a nessuna classe, non e' definibile, non ha qualita' alcune nella sua essenza (colore, luce, dimensione) non ha rapporto con la creatura, in quanto ne inficerebbe l'infinita',non hatrapporto con lo spazio tempo da cui e' esterno,non ha azioni.

LO ZIMZUM

L'unica possibilta' di definizione di questo e' l'affermazione rabbinica. D-o e'il luogo del mondo, ma il mondo non e' il suo luogo. Quindi, come si dice in matematica la Legge e' la condizione al contorno del creato.

Questo processo di ritrazione di D-o dal mondo, che diventa anche definizione del finito e' quella ch l'Askenazi Rabbi Izchak Luria zal portera' alla massima perfezione. Proprio in un infinio che si ritrae dall'universo, l'universo diventa possibile. Eppure, al centro di questo nulla che chiamiamo universo un atomo di luce infinta permane: l'animo umano o l'animo di Yisrael, se vogliamo.Ed e' questo filtrare fra l'infinito estraneo al mondo e la luce interna che rende possibile infiniti mondi, come le luci in una camera ascintillazione. (v Chaim Vidal, l'Albero della Vita)

(a cura di Luciano Tagliacozzo)