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ott 23, 2001 |
Aspetti di vita ebraica,  |
redazione

Mangiare kasher fa bene alla salute?

Le regole alimentari prescritte dalla Torah costituiscono un aspetto fondamentale della pratica religiosa ebraica. Di solito gli ebrei che osservano queste regole non si pongono molte domande sul loro significato. La posizione piu' comune di chi le osserva e' che le regole fanno parte di una tradizione sacra, che ha origine in un comando divino, e che il dovere di un ebreo sia essenzialmente quello di rispettare questa volonta' . Questo non vuol dire tuttavia che manchino domande e risposte su questo problema. Anzi: la letteratura sul significato dei precetti, e di questi precetti in particolare, e' ben vasta. Solo che l'importanza che la tradizione attribuisce a questi ragionamenti e' secondaria; e' molto piu' importante osservare, o ragionare sul modo corretto di osservare, che tentare di comprendere i motivi dell'osservanza; qualche volta cio' puo' essere utile, ma non sempre, anzi in qualche caso puo' essere rischioso.

Le interpretazioni delle regole alimentari forniscono molti esempi di questo rischio. Le spiegazioni proposte per le regole alimentari sono numerosissime, ma alcuni tipi di soluzione godono di maggiore popolarita' rispetto ad altre. La spiegazione igienico-salutare e' forse la piu' nota, e puo' riassumersi in questo concetto: alcuni alimenti sono proibiti dalla Torah perche' sono nocivi alla salute. Questo argomento non e' cosi' semplice come appare a prima vista, perche' ha una storia complicata, e si presta a usi e conclusioni opposte. Proviamo a vedere come.

Sono molti tra gli ebrei tradizionalisti a considerare con diffidenza la spiegazione igienica, proprio per l'uso piuttosto rozzo che ne e' stato fatto, soprattutto a partire dal secolo scorso, per minare alla base l'osservanza di queste norme. Dire che gli alimenti proibiti sono tali in quanto nocivi puo' essere il segno di una valutazione molto positiva della legge. In realta' non e' affatto cosi' per diversi motivi.

  1. Come fa la Torah a sapere che certi alimenti sono nocivi? A questa domanda sono possibili due risposte differenti. La prima, in termini di profonda religiosita', che riconosce nell'autore del testo un livello superiore di conoscenza della natura, possibile solo a chi e' dotato di sacra ispirazione. La seconda risposta e' invece in termini puramente umani ed empirici: gli antichi autori hanno trasferito nel testo biblico le nozioni che avevano appreso in base all'esperienza: chi mangia certi animali acquatici si ammala piu' degli altri, e cosi' via. Nessuna ispirazione, ma solo un buon uso della capacita' di osservazione e interpretazione.

  2. Se il motivo della proibizione e' igienico, e' possibile oggi ottenere lo stesso scopo di difesa della salute con mezzi piu' efficaci, senza toglierci dei piaceri alimentari. E' stato questo uno degli argomenti piu' diffusi nella critica all'osservanza tradizionale. Se il maiale e' proibito come forma rudimentale di profilassi per proteggerci dalla trichinosi, sara' sufficiente oggi un'adeguata prevenzione, il controllo delle carni e la loro cottura. Se i mitili sono proibiti in quanto portatori di colera, epatiti o altre malattie infettive, bastera' cucinarli a lungo per uccidere i germi patogeni. Le risposte possibili a questo ragionamento sono numerose. Tra queste ne possiamo citare almeno due:

    • Non e' affatto detto che la motivazione igienica sia presente in assoluto in queste norme, o che, se e' presente, che sia l'unica.
    • La spiegazione igienica puo' andare bene per alcuni animali proibiti, ma per altri no. Inoltre molti animali permessi possono essere nocivi piu' di animali proibiti.

  3. Anche se si attribuisce un ruolo positivo alla regola, si rischia di ridurre il ruolo della Torah . Si trasforma la Torah in un semplice testo di medicina, in qualche modo la si dissacra. Si noti bene che in tutte queste leggi la Torah non parla mai di protezione della persona: fate cosi', e starete bene. Se delle motivazioni sono talora addotte dalla Torah stessa per le sue regole, queste sono di segno diverso, nell'ambito della santita' e della purita' .

Sembrerebbe quindi che la spiegazione igienica sia una diabolica invenzione di critici antitradizionalisti dell'ottocento, e che la necessita' di difendere la tradizione abbia prodotto solo di recente gli argomenti a difesa. La storia e' in realta' molto piu' antica; sul versante della spiegazione igienica possiamo vedere schierati dei pilastri della tradizione ortodossa, e trovarne altri illustri sul fronte opposto, con tutte le tesi di critica gia' esposte da secoli.

Nelle fonti piu' antiche si trovano affermazioni come queste: sono stati proibiti i cibi cattivi, affinche' l'istinto non ti seduca a dire erroneamente che il signore ha proibito cose buone (Jalqu' t Shim'on 536). Dieci misure di malattie sono scese nel mondo, e nove se le sono prese i maiali (Qiddush n 49b). Rambam (Maimonide, 1135-1204) espone con decisione questa tesi:

Tutti i cibi proibiti sono alimenti di qualita' inferiore; il maiale e' umido in modo eccessivo, le parti di scarto vi abbondano, e' estremamente sporco, perche' si nutre di cose sporche; se allevassimo maiali le strade diventerebbero sporche (More' Nevukhin 3:48).
Ramban (Nachmanide, 1194-1270) e' piu' preciso sui rischi possibili, parlando di cio' che oggi potrebbe essere chiamato danno genetico: negli animali proibiti si trovano generazioni malformate, ed e' possibile che possano far danni agli organi riproduttivi di chi li mangia. E ancora: se un lattante beve latte di maiale diventa lebbroso; al contrario gli animali permessi hanno noti vantaggi, come i medici riconoscono (commento a Lev. 11:3). I cibi proibiti rovinano e riscaldano il corpo, come confermano anche medici illustri, dice Rashbam, il nipote di Rash (commento a Lev. 11).

Parimenti e' antica la critica a queste posizioni. La riassumono molto efficacemente alcuni autori dell'epoca della cacciata dalla Spagna, come Abarbanel. Pur ammettendo che la qualita' dei cibi permessi sia ottimale, perche' gli animali si nutrono di vegetali, Abarbanel scrive che i cibi

Non sono stati proibiti per la salute del corpo, perche' se fosse cosi' la Torah si ridurrebbe al livello di un libretto di medicina; i possibili danni derivanti dai cibi proibiti possono essere corretti con opportuni condimenti e miscugli; e d'altra parte vediamo che i popoli che mangiano carne di maiale vivono sani.
E ancora:
Esistono altre specie dannose, che la Torah non ha proibito, ed esistono erbe e piante parimenti pericolose per la salute.
Altri autori seguono la stessa linea critica, fino a questo secolo: Shaddal, Hirsch, Hoffman. Per molti commentatori (tra cui: Kel yaqar, bechayye, sforno a Lev. 11) non e' la salute del corpo l'obiettivo della Torah, ma la salute dell'anima, la Nefesh, o la neshama' h.in altri termini la salute riguarda non il corpo fisico, ma l'elemento vitale e spirituale dell'uomo, per il particolare destino a cui sono chiamati, in questo mondo o nel mondo futuro, gli spiriti dei figli di Israele; i cibi proibiti rappresentano un rischio per questo spirito, lo rendono torbido e ottuso . In questa prospettiva e' evidente che solo l'autore ispirato della Torah puo' conoscere e indicare cio' che e' nocivo per lo spirito.

Le obiezioni su cui si fonda questa critica non sono pero' considerate inattaccabili. L'osservazione della buona salute e della forza dei popoli che mangiano cibi proibiti non e' un argomento decisivo: bisognerebbe dimostrarla in termini statistici, come dicono alcuni contemporanei; o rapportare i cibi alla natura di ogni popolo, che non e' detto che debba reagire ad un agente esterno allo stesso modo. In una prospettiva un po' diversa, proposta dallo Zohar (Pinchas 3:221 b), Israele e', proprio per la sua particolare vocazione spirituale, piu' debole fisicamente degli altri popoli, e deve essere nutrito solo con cibi particolari.

Tra le due posizioni (salute del corpo e salute dell'anima), apparentemente inconciliabili, sono state proposte soluzioni intermedie e di compromesso. Un'idea diffusa nel medioevo, e che tra l'altro e' sostenuta con convinzione e abbondanza di esempi dal cabalista italiano Menachem Recanati (inizio del 14 secolo; commento alla Torah, ibid., e Ta'ame' Hamitzwo'th, Oase' f. 19), e' che i cibi permessi tutelano la salute del corpo, ma a beneficio di quella dell'anima. La completezza dell'anima dipende un po' da quella del corpo; come il buon artigiano non puo' lavorare senza i suoi strumenti, cosi' l'anima non puo' agire senza il corpo.

La cosa si puo' spiegare con degli esempi: il lume in una lampada raffinata brilla meglio del lume immerso in una lampada torbida; cosi' come due alberi piantati in luoghi diversi fanno frutti diversi secondo gli umori e l'assorbimento dal terreno. In termini simili parla anche il Sefer Hachinukh (Spagna, XIII sec., 79 e 159), che aggiunge un ulteriore argomento critico in difesa della tesi igienica: c'e' un danno al corpo provocato dagli alimenti proibiti che non e' noto ne' a noi ne' ai dottori della medicina; e non te ne meravigliare, perche' il medico degno di fede che ce li ha proibiti e' piu' sapiente di te e di loro, e proprio per nostro vantaggio non ne e' stata rivelata la causa, per impedire che vengano delle persone che si presumono sapienti a dire che un certo danno di cui parla la Torah non esiste.

Concetti analoghi, ma in termini piu' filosofici, sono espressi da Itzchaq B. Arama (1420-1494): lo scopo e' di abituare a cibi raffinati e puliti, per correggere la natura e purificare il temperamento (mezeg), e condurre alla pulizia della coscienza e bonta' della costituzione; come il godimento e l'equilibro nervoso derivano dal temperamento, cosi' il temperamento e la natura stessa derivano dagli inizi dell'uomo e da cio' su cui cresce e dal quale si nutre. Il signore volle pertanto distaccare il popolo prescelto dagli usi comuni agli altri popoli, perche' come essi si distinguono per il loro cibo cosi' si distinguono nelle loro opinioni e nelle loro azioni (Oaqedath izchaq, ibid.).

In linea con questa tradizione, ma in termini piu' attuali, un autore dei nostri giorni (Chayim Yosef Halev, rabbino capo di Tel Aviv, in meqor Chayim vol. 5 pag. 192) riassume cosi' queste tesi di compromesso:

Anche se l'intento principale della Torah era la salute dell'anima, nella misura in cui si puo' chiarire che c'e' anche salute del corpo, diremo che entrambe le cose erano nell'intenzione della Torah, o che una dipende dall'altra, e che l'anima non puo' essere sana se non in un corpo sano.
Si noti, tra l'altro, come queste fonti abbiano utilizzato e trasformato in modo particolare l'antico e famoso detto che in latino suona mens sana in corpore sano.

L'impressione che si ricava da tutti questi dati e' che, malgrado tutte le obiezioni possibili, la tesi igienica, nelle sue componenti positive di difesa della tradizione, abbia ancora ai nostri giorni un suo valore e un certo margine di attendibilita' .

Rav Riccardo Di Segni