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nov 20, 2004 |
Storia millenaria,  |
redazione

Gli ebrei di Petralia

Anche Petralia Sottana (Pa) fu centro di insediamento ebraico al pari di molte altre antiche citt siciliane, fino alla drammatica espulsione del 1492. Una prima ricognizione sulle testimonianze di quella presenza in questo articolo, apparso sul periodico locale "Il Petrino".

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Pu certamente dirsi che un tratto costante della storia della Sicilia quello di aver costituito un naturale luogo dincontro fra popoli e culture diverse. Gli ebrei, nella loro dispersione per il mondo, hanno conosciuto ed abitato tanti paesi. Eppure pochi "incontri" furono cos felici come quello fra la nostra isola ed il popolo dIsraele: millecinquecento anni di vita ebraica in Sicilia hanno lasciato segni importanti nella cultura e nella memoria dei siciliani e degli ebrei stessi. Una convivenza felice drammaticamente interrottasi con leditto di espulsione del 1492, quando i sovrani spagnoli, desiderosi di impossessarsi dei patrimoni degli ebrei e pressati dallintolleranza della Chiesa Cattolica (guidata in Spagna dal famigerato inquisitore Torquemada), imposero agli ebrei del loro regno, Sicilia compresa, di scegliere tra lesilio o la conversione al cattolicesimo accompagnata da pesanti discriminazioni giuridiche e patrimoniali. Lespulsione fu fatta precedere da una breve ma violentissima campagna di odio contro gli ebrei (ironia della sorte anche nel 1938 il governo fascista prepar il campo alle sue leggi razziali con una feroce operazione di diffamazione anti-ebraica) che condusse gran parte degli ebrei siciliani a partire verso altre terre (Roma, Grecia, paesi arabi), i pur non pochi che accettarono di convertirsi furono denominati "marranos" cio maiali, il che lascia comprendere quale fosse la loro condizione e la considerazione in cui fossero tenuti, nonostante molti di essi avessero conquistato posizioni sociali di prestigio.
Anche Petralia Sottana fu centro dinsediamento israelitico al pari di quasi tutte le pi antiche citt siciliane. Purtroppo il tempo e, probabilmente, anche la perfida azione di chi aveva necessit di creare loblio, hanno cancellato gran parte delle testimonianze di quella presenza. Non abbiamo infatti, come invece per centri anche vicini come Polizzi o Geraci, una gran mole di documenti darchivio n specifiche sopravvivenze archeologiche, n troviamo menzione di Petralia nei pi importanti testi sulla storia dellebraismo siciliano.
Nondimeno possiamo ribadire che una presenza ebraica certamente ha segnato un periodo storico della vita della nostra comunit, grazie ai pochi ma interessantissimi indizi pervenutici.
Beniamino de Tudela, grandissimo viaggiatore e letterato ebreo del XII sec., nel descrivere la Sicilia cita Petralia assieme a Siracusa, Marsala, Catania, Trapani e Messina come una delle pi importanti citt siciliane. In effetti la cosa lascia un po sorpresi ad un primo esame, tanto che c chi, come lAsher, vorrebbe che lindicazione riguardasse una qualche altra localit altrimenti ignota. Ma se, come giustamente sostiene Adler, si mette in collegamento quanto detto da Beniamino de Tudela con gli scritti di altri geografi e cronisti del tempo (Adler menziona su tutti Edrisi), si comprende che, in effetti ed al di l di ogni enfasi, il ruolo di Petralia nella vita della Sicilia del tempo doveva essere notevole. Si pu facilmente supporre che, se Beniamino de Tudela parla di Petralia v probabilmente passato (ospitato, come era duso al tempo, dalla locale comunit ebraica) o ha comunque avuto notizie sulla citt e quasi certamente da fonti ebraiche locali. Inoltre, se vero che il paese aveva limportanza che gli viene attribuita, logico e consequenziale pensare che una comunit ebraica vi si fosse insediata.
Ma la menzione di Beniamino de Tudela non avrebbe particolare importanza, se non filologica, qualora non fosse suffragata da altri due elementi: il "Libro rosso" del 1713 e la documentazione sullintensa attivit dellInquisizione contro petralesi cripto-giudaizzanti.
Nel "Libro rosso dei privilegi dellUniversit di Petralia Sottana", datato 1713 e conservato presso lArchivio di Stato di Termini Imerese, v infatti citata nellindice del volume una pagina dedicata a "Quannu si nni ieru li judei di Pitralia". Purtroppo la pagina stata strappata da mani ignote (non difficile n malizioso pensare che fossero le stesse mani di quellInquisizione che, nel momento in cui vedeva tramontare il suo potere, voleva cancellare le tracce dei suoi crimini).
Una prima, importantissima e come sempre puntuale, ricognizione sui processi imbastiti dallInquisizione contro i "marranos" petralesi e madoniti, lha compiuta Francesco Figlia nel suo volume "Presenze religiose sulle Madonie", seppure, come riconosce peraltro lautore stesso, c ancora parecchio da trovare e studiare.
E peraltro ipotizzabile che gli ebrei petralesi fossero dotati di una qualche struttura comunitaria considerando il periodo storico e la tradizione israelitica (che, ad esempio, impone che per la preghiera collettiva sia necessaria la presenza di almeno dieci ebrei maschi adulti). E poco credibile, di converso, che questi ebrei, avuto riguardo allo stato delle comunicazioni di allora e perfino al diverso regime giuridico cui erano sottoposte le due citt, si appoggiassero alla fiorente comunit polizzana per le necessit religiose e civili come la preghiera del Sabato o, per le donne, il miqwah (il bagno rituale) o anche solo per avere il consiglio di un rabbino (che allora faceva anche da medico, giurista e via dicendo). E dovevano anche disporre di appositi locali per il culto e le esigenze comunitarie, se non addirittura di un proprio quartiere ("judecca").
A livello di mera ipotesi si pu affermare che gli ebrei abitassero la zona compresa fra la "Cunzuria" fino allattuale Chiesa di S.Maria la Fontana, questultima, verosimilmente, doveva essere la "meschita" (termine utilizzato per indicare promiscuamente moschee e sinagoghe). La stessa denominazione "Cunzuria" rimanda ad unattivit artigianale, quella conciaria, che era praticata esclusivamente dagli ebrei, al pari dellattivit tintoria, la cui esistenza a Petralia confermata dai documenti che attestano la tassazione di tale industria da parte del governo angioino.
Fuori dal campo delle testimonianze documentali, ma che non per questo assumono minor valore storico, vanno ricordati alcuni indizi presenti nella cultura popolare: da numerosi "ngiurii" e/o cognomi a qualche sopravvivenza gastronomica, fino al vero grande lascito che gli ebrei hanno affidato alla Sicilia: la vocazione alla tolleranza ed al rispetto delle diversit.
In attesa che gli studi vadano avanti (come si visto non manca da dove partire ed il lavoro da fare) ed offrano un quadro pi chiaro della storia passata, non dimentichiamo quel lascito per il presente e per il futuro.
Shalom!


Marco Mascellino
2003 / 5764