Io prima rabbina: la sfida della Torah
Ministro donna in una comunita' di Milano
"La presenza femminile nella liturgia ebraica appartiene alla
tradizione ma rappresenta una spinta progressiva. Ricordiamoci della
profetessa Miriam, sorella di Mos"
Dice che arrivata in Italia per colpa di un dolore, ma come a volte
capita dalla tristezza viene una benedizione, un modo un poco ebraico
per dire che non tutto il male vien per nuocere. Quando era rabbina
del tempio Bet El di Bradenton in Florida, un suo cugino col morbo di
Parkinson era andato a curarsi negli Stati Uniti. Purtroppo non ce
l'ha fatta, e qualche tempo fa Barbara Aiello venuta nel nostro
paese per una cerimonia in sua memoria: cos, quella che era stata
programmata come una visita temporanea, si trasformata in un felice,
e definitivo, ritorno. Il ritorno di questa solare signora di
cinquantasette anni non soltanto una vicenda personale, anche un
momento storico: per la prima volta in Italia una donna diventa
rabbino. Sono cinquecento in tutto il mondo, questi
pastori d'anime ebraiche al femminile: per lo pi negli Stati Uniti,
ma anche in Inghilterra e in Israele. La prima si chiamava Regina
Jonas, nata a Berlino, nel 1902. L'ebraismo ortodosso, fedele a una
rigorosa separazione dei ruoli che esclude la donna dalla funzione
liturgica, non ammette il ministero femminile, diffuso invece fra le
comunit riformate, che sono -in particolare in America - un universo
d'Israele composito e vivace.
"Qualcuno pensa che l'ebraismo progressivo, al quale appartengo -
spiega sorridendo rabbi Barbara - sia una specie di Coca Cola light.
Pi leggero nell'osservanza, pi blando. Niente affatto! Alla base del
nostro modo di credere e vivere c' l'idea che la nostra religione ha
sempre saputo cambiare, evolversi nel tempo. Essere ebrei progressisti
significa dunque vivere secondo la tradizione, o meglio far s che la
Torah diventi qualcosa di essenziale nella vita moderna. Nella nostra
vita. Perch la tradizione, a saperla guardare, non mai antiquata:
vi si trovano tutti i grandi temi dell'attualit. Primo fra tutti,
quello della parit fra uomo e donna, cavallo di battaglia
dell'ebraismo riformato. Tanto che, nella sinagoga milanese di Lev
Chadash (Cuore nuovo), la prima comunit riformata attiva in Italia da
qualche anno, uomini e donne portano la papalina in testa ed equamente
salgono a leggere la Torah. Una scena alquanto insolita, per non dire
inaudita, dentro un mondo ebraico come il nostro, tanto integrato e
radicato nella societ italiana quanto monolitico nella sua fedelt
formale all'ortodossia.
Quando Dio ha dato la Torah al Sinai - spiega ancora rabbi Barbara -
ha radunato tutto il popolo ai piedi del monte. Non solo gli uomini:
tutti ! Io credo che la donna rabbino faccia parte pienamente della
tradizione, che sia una realt molto ebraica: la prima in fondo fu
proprio Miriam, la sorella di Mos, che era anche profetessa. La Torah
stata data a tutti, e a tutti stata assegnata la responsabilit di
tramandarla. D'altro canto, l'ebraismo progressivo ammette la
discendenza non solo matrilineare - ebreo chi di madre ebrea - ma
anche patrilineare.
Come rabbino della comunit Lev Chadash, Barbara Aiello avr numerose
incombenze. Del resto ha gi fatto questo lavoro per quattro anni in
Florida, in una comunit ebraica con una forte presenza ispanica ed
una gran voglia di "tornare alle radici". E' pronta ad affrontare le
sfide della vita a contatto con la fede, su questioni cruciali come la
donazione di organi, i matrimoni misti, l'eutanasia, ma anche
l'atteggiamento giusto da tenere nei confronti del piercing.
Custode di una vocazione ma anche e soprattutto di un mestiere
delicato e complesso, il rabbino non soltanto un sacerdote, o un
ministro del culto: soprattutto un maestro che ha studiato tanto e
continua a farlo, un esperto di legge tanto dei codici quanto dei
cuori. Rabbi Barbara laureata in storia, con master in psicologia e
pedagogia. Per molti anni ha fatto l'insegnante. E' divorziata, ha una
figlia trentenne, Rosanna, che quando sua madre nel 1995 ha cominciato
a studiare da rabbino, la sgridava se non stava abbastanza sui libri.
La famiglia del padre viene da Serrastretta, un paesino della Calabria
dove lei conta ancora una settantina di cugini. Sua madre, anche lei
italiana, arriv in Argentina dalla Sicilia.
Entrambe le famiglie appartengono alla storia degli anusim, quei
cripto ebrei discendenti di coloro che nella Spagna del 1492 furono
costretti a convertirsi per sopravvivere, ma che hanno da allora
mantenuto la memoria dell'antica identit. Magari soltanto con qualche
vaga reminiscenza, in forma di fioca ma persistente luce, come spiega
rabbi Barbara: Pi preziosa che mai quella luce, proprio quando si e
perduto quasi tutto e resta soltanto lei, conclude dopo aver
raccontato del padre partigiano, dei suoi studi, del calore con cui
Milano l'ha accolta e di come si senta a casa in Italia.
(Elena Loewenthal, La stampa, domenica 7 novembre 2004)