Sull'UCEI
L'Unione delle Comunit Ebraiche fu creata dal R. D. 30 Ottobre 1930 N. 1731, che ha retto l'organizzazione dell'Ebraismo in Italia fino all'Intesa del 1987 (recepita con legge del 1989).
L'Intesa del 27 Febbraio 1987, e qui potete leggerne il testo:
http://www.ucei.it/ebreinitalia/intesa.htm
in conseguenza della medesima fu convocato il Congresso Straordinario
del 6-8 Dicembre 1987, da cui usc lo Statuto che potete leggere qui:
http://www.ucei.it/ebreinitalia/statuto.htm
Vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto che lo Statuto dice,
all'Articolo 1, che le Comunit ebraiche "provvedono al soddisfacimento
delle esigenze religiose e delle diverse esigenze, associative, sociali
e culturali degli ebrei. Le Comunit costituiscono tra loro l'Unione
delle Comunit ebraiche italiane, espressione unitaria dell'ebraismo in
Italia".
Se vogliamo, lo Statuto denunzia la sua et; ma esso presume che la
prima e pi importante esigenza che le Comunit debbono soddisfare
religiosa, e le altre in subordine. Inoltre, esso dichiara l'UCEI
"espressione unitaria dell'ebraismo in Italia".
Cambiare le priorit, ovvero dire che le Comunit che compongono l'UCEI
debbono soddisfare le "diverse esigenze" e lasciare le "esigenze
religiose" all'autoorganizzazione dei singoli imporrebbe una modifica
allo Statuto, senza contare che questo imporrebbe alle Comunit di
cessare di definirsi enti religiosi, facendo venir meno la ragion
d'essere dell'Intesa, in quanto essa si basa sull'Articolo 8 della
Costituzione, che recita:
(cit)
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla
legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di
organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'
ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di
intese con le relative rappresentanze.
(:cit)
Chi va a raccontare che l'Ebraismo non una religione deve non solo
spiegare perch il termine ricorre tanto spesso nello Statuto e
nell'Intesa, ma anche dichiararsi pronto a patire le conseguenze di
un'eventuale abrogazione di quest'ultima. E ad andare a lavorare anche
di Kippur a stomaco vuoto (abrogazione dell'Articolo 5), oppure andare a
combattere anche se stato nominato rabbino capo (abrogazione
dell'Articolo 3), ed in quest'ultimo caso ricevere la pensione da un
fondo diverso da quello dei ministri del culto (abrogazione
dell'Articolo 31), e magari meno generoso.
Ma quello che lo Statuto ha di pi spiacevole, almeno per chi vorrebbe
la separazione tra aspetto religioso ed aspetto organizzativo dell'UCEI,
che:
1) in caso di diniego dell'iscrizione ad una Comunit ebraica, si fa
ricorso al suo Consiglio, il quale deve sentire il proprio rabbino capo
od un altro rabbino (Art. 2, Comma 3); ulteriore ricorso si fa presso la
Consulta rabbinica dell'Unione (Art. 50, Comma 2 Lettera e) quando il
diniego sia motivato da ragioni attinenti alla legge od alle tradizioni
ebraiche;
2) Il rabbino capo pu destituire un consigliere della Comunit
(Articolo 20) perch a suo giudizio inidoneo ai sensi dell'Articolo 9;
si pu presentare ricorso, ma il collegio che decide il ricorso
composto da tre rabbini ed altre persone;
3) Gli Articoli 49 e 50 sull'Assemblea Rabbinica e sulla Consulta
Rabbinica dell'UCEI presumono che il rabbino non si occupi
esclusivamente del culto ebraico, ma anche della cultura ebraica in
generale e del suo studio. Il rabbino non quindi soltanto un
accessorio cultuale come il cappellano per un reggimento, ma il
prototipo dell'intellettuale UCEI.
Questo statuto perfettamente omogeneo all'Ebraismo, e non solo a
quello ortodosso: mi piacerebbe sapere quali Comunit ebraiche riformate
decidono sull'ammissione dei loro membri indipendentemente dal proprio
rabbino o dal _Bet Din_ di riferimento, e mi piacerebbe sapere quali
Comunit ebraiche riformate sono riuscite a separare coerentemente nello
studio e nell'istruzione la cultura ebraica religiosa dalla cultura
ebraica non religiosa.
Secondo me, chiedere all'UCEI di separare religione ed organizzazione
come propone Tonibaruch come chiedere ad un gatto di abbaiare - e temo
che non lo farebbero nemmeno le Comunit ebraiche riformate. Quello che
non va nell'UCEI non la sua struttura interna, secondo me, ma la
pretesa di rappresentare tutti gli Ebrei.
Tra parentesi, aderire all'UCEI significherebbe essere attratti
nell'orbita delle sue attuali Comunit, che sono su base territoriale e
di status giuridico parastatale. Converrebbe questo ad una Comunit
riformata? E farsi coinvolgere nei non piccoli contrasti interni di ogni
Comunit UCEI?
Temo che la cosa migliore sia stabilire una Confederazione tra le
Comunit riformate italiane, con il minor centralismo possibile -
ovvero, ogni Comunit delega alla confederazione solo quello che non pu
fare da sola; ed a livello locale si cerca di coltivare buoni rapporti
con le Comunit UCEI e con le altre Comunit religiose.