N troppo magre, n troppo grasse
"Una sera, nei tempi pi neri del diluvio, Bernardo Berenson si poneva l'eterno problema: perch gli ebrei rimangono ebrei, malgrado il ciclico ritorno delle persecuzioni? E si rispondeva con un suo ricordo siciliano.
Trovandosi in altri tempi a visitare le pendici dell'Etna, ne ammirava la feracit da Terra Promessa. Qualcuno per gli disse che periodicamente la lava scende a incenerire quei campi. E perch allora li coltivate? domand ai contadini Perch quando i tempi tornano buoni, voscenza, cos buoni sono, che ci ripagano di qualunque malanno. Questo, commentava l'eminente scrittore, spiega per analogia la tenacia degli ebrei nel sopravvivere.
In quella sera di afflizione, l'aneddoto raggiungeva lo scopo
desiderato: che era anche di confortarci, di farci credere nel ritorno di
tempi migliori, di rinnestarci nella vita, assimilandoci se non altro a
quegli aratori del vulcano. Ma Berenson non si dorr se ora, al ritirarsi
della lava, la sua storia ci piace un po' meno. Vorremmo dire che gli
ebrei, non che si inarchino sotto le sciagure degli anni delle vacche
magre, per aspettare che rivenga il settennio delle vacche grasse. Sono
uomini, certo, e amano anche loro la sicurezza, il benessere, magari la
felicit. Le vacche magre non piacciono neanche a loro. Ma non vero, non
deve essere vero che poi, in compenso, pretendano le vacche troppo grasse.
Se non altro, per dignit, per un equo senso della vita, per un loro umano
amor fati, amore del rischio e del destino. N troppo magre, n troppo
grasse. Una cosa giusta."
Giacomo Debenedetti, "Otto ebrei", Settembre 1944